Ritornano le restrizioni più stringenti, in molti posti ritornano i ragazzi e i bambini in DAD..
La terza ondata trova in tutti noi una stanchezza infinita: siamo meno combattivi, meno positivi, forse più rassegnati e spaventati dalla lunghezza di questa pandemia.
Sono tutti provati : single, coppie, famiglie, anziani, ragazzi e bambini. Tutti con una loro dimensione di stanchezza e di difficoltà.
Oggi però volevo dare un pò di spazio ai genitori, che si trovano di nuovo i figli a casa, nella didattica a distanza, che devono gestire il proprio lavoro ( lavoro professionale e disagio personale) e quello dei giovani costretti in una condizione per loro innaturale, che spesso allerta il genitore.
C’è chi si preoccupa per il buon grado con cui viene presa la DAD e il livello di estraniamento dalla società del figlio/a; c’è chi si scontra con la difficoltà a gestire il tenere “in gabbia” l’energia dirompente dell’età e il naturale desiderio di socialità.
Spesso tutto ciò sfocia in liti o incomprensioni, difficili convivenze troppo strette, confronti non sempre gradevoli e cambi di equilibri funzionanti in disfunzionali.
Molti di questi ragazzi avrebbero bisogno di uno spazio loro in cui parlare delle loro difficoltà, ma nel mentre urgono dei piccoli stratagemmi per sopravvivere alla situazione.
Proprio qui vorrei inserire alcuni piccoli suggerimenti, che potrebbero aiutare in casi di convivenza così stretta e forzata, per uscirne il meno ammaccati possibile e perché no, anche con una marcia in più.
Vorrei partire dalla gestione delle incomprensioni e dei momenti in cui il ragazzo, la ragazza o il bambino/a sembra non capire più nulla, troppo preso dai proprio stato emotivo da non riuscire più a “ragionare”. Questa è una situazione in cui qualsiasi genitore si è trovato .
Bene, la scienza oramai ha provato che lo stato di maturazione della mente del bambino è in una situazione tale che a volte non è in grado di “saperci fare” con alcune emozioni/situazioni/ricordi impliciti; nell’adolescente la mente è in via di maturazione, con aree molto attive e altre in via di sviluppo, per cui invasa, a volte, da ondate di emozioni tanto “forti”, senza la capacità di un supporto contenitivo adeguato per arginarle.
Compito dell’adulto sarà quello di capire che il ragazzo/bambino non sa modulare il momento e va aiutato per non incorrere in un’escalation di accuse/rimproveri/direttive che non portano da nessuna parte, se non nella frustrazione di entrambe le parti.
Prima di cercare di farlo ragionare, bisogna farlo calmare.
In questo momento l’emisfero destro del cervello è “super stimolato” e ha difficoltà ad accedere all’area sinistra, più razionale ( sto banalizzando, per far capire un pò il funzionamento), ecco perché i vostri tentativi di “far ragionare” non danno risultati sperati. Per accedere ad una dimensione più “logica” va prima domata la tempesta emozionale.
Uno dei consigli dati ai genitori è quello di riuscire per primi a trovare una calma interiore quando si trovano in situazioni così “dirompenti”, questo vuol dire che per affrontarle dobbiamo sapere di poterlo fare (prendete tempo, cercate di “allontanarvi”, di prendere la giusta distanza, anche solo con la mente)….per evitare di giudicare e dare la soluzione al problema, minimizzando “Non è nulla, devi solo fare…”.
Per calmare il bambino/il ragazzo (dalla mente ancora in divenire) occorre sintonizzarsi con il suo stato d’animo, veramente (perciò sia a parole che con il linguaggio corporeo: contatto visivo, espressione del viso, tono di voce, postura…..perchè se fingete il ragazzo lo sa!).
Una volta che il bambino/ragazzo si sente capito e accolto, non giudicato, probabilmente avete raggiunto uno stato di maggior calma e ricettività.
Non sarà più in una situazione di reattività e lo potete constatare dalla rilassatezza del corpo.
Nel caso in cui fosse ancora troppo teso, cambiate argomento, portate un diversivo, finché il tono si abbassa.
La via per il dialogo è essenziale, ma spesso lunga: può essere fatta in più step, l’importante è che porti “in avanti”.
Solo nel momento in cui percepite un maggiore rilassamento del ragazzo potrete proporre una risoluzione del problema, non imponendo, ma cooperando, un esempio può essere la frase “Secondo te come si potrebbe risolvere questa cosa?…..Ed esporre un’idea, come proposta, non come imposizione.
Questo non vuol dire che le regole di convivenza essenziali possano essere riviste, ma che possano essere discusse.
E’ importante rendere consapevole il bambino/ragazzo delle vostre ragioni e delle vostre esigenze, ma ASCOLTANDO le sue, aiutando i ragazzi /bambini a nominare le emozioni per dominarle maggiormente.
Tutto questo lavoro parte da una capacità personale di gestire il nostro mondo interno, perché l’esempio è il maggior alleato nel trasmettere il modo di “saperci fare” con sentimenti, immagini, pensieri, emozioni e sensazioni.
Ecco perciò che dobbiamo trovare anche in questa situazione di pandemia uno stato interno di distacco dallo “tsunami esterno”, ognuno a suo modo: facendo sport, leggendo, facendo meditazione, buttandosi in qualche passione /hobbies. La capacità di tornare con la mente a quello stato di benessere nei momenti più difficili è la nostra resilienza, la nostra arma per allontanarci dalla tensione ed essere così in grado di gestire l’emergenza.
Erika Berton
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