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"CARA SCUOLA.." di Rupolo Silvia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cara scuola,

 

Sai quando le pensavo tutte per non venirci, quando immaginavo di non riuscire ad uscire di casa per una nevicata epocale, o quando speravo che un incendio ti avesse resa inagibile?

Ora tutto è capovolto: ti penso, ti immagino e addirittura ti desidero! Ma questo strano sentimento, da 1 a 10, quanto mi disorienta??

 

Ora le pagine web che davano suggerimenti (anche buffi) su come poter saltare la scuola (ad esempio misurando la febbre al cane che ha una temperatura maggiore di quella dell’uomo), sono state sostituite da pagine e pagine e forum sui sintomi che ti permettono o no di andare a scuola.

E finisce che, un semplice raffreddore, che prima di certo non bastava, ora impedisce allo studente di entrarci in classe! Poi si legge di ragazzi che “cercano il Covid” proprio per non frequentare la scuola, ma io, nella mia quotidiana pratica clinica con gli adolescenti, non ne ho visti di studenti così.

Forse quelli così spavaldi che fanno queste ardite affermazioni, semplicemente trovano nell’immenso web un buon modo per sentirsi più forti ma, lo fanno, in realtà nascondendosi: provano, con quelle challenge che vanno così di moda, a confondere realtà e fantasia e forse, nella “dimensione truppale” dei social, riescono meglio a veicolare le loro ansie e angosce di solitudine. I ragazzi che io ho visto sono ragazzi disorientati, tristi, stanchi, meno nutriti, stufi perché no, anche di avere i genitori in mezzo ai piedi tutto il giorno.

Mi capita di pensare che questa situazione rubi il loro presente e possa ipotecare il loro futuro; a volte, quando parlano, sembrano degli anziani che commentano che “questi anni non glieli ridarà nessun indietro” o che si chiedono perché loro siano additati come degli untori mentre i genitori no (perché continuano anche andare al lavoro). A volte ho dall’altro lato l’impressione di avere davanti menti più mature, più ragionevoli e pacate di quelle di prima. Vedo ragazzi che hanno trovato un modo diverso di sperimentarsi nelle relazioni coi coetanei: ad esempio, togliersi di botto dalla chat di classe in atteggiamento di protesta verso gli sterili discorsi sul prof X o la prof Y; poi nella chat ci si rientra sí, magari domani, perché prima il ragazzo ha potuto capire chi, in chat privata, gli ha scritto esprimendo la sua ammirazione per il coraggio dimostrato con un gesto così sfrontato. E questo è nutrimento per un’autostima vacillante e traballante in questa difficile età, che il Covid non ha che annebbiato. E la dimensione della trasgressione (intesa come passaggio evolutivo verso l’indipendenza e non come sintomo di un disagio psicologico), colei che insieme al senso del limite è la Dimensione dell’adolescente, come può sperimentarla? Ad esempio, fumando una sigaretta nell’ora di Scienze fintanto che il prof non si accorge che la telecamera è spenta.

Ma la mente plastica dell’adolescente quella macchina dal motore potente, ma dai freni non ancora ben funzionanti e dall’acceleratore sensibile (splendida metafora della Steinberg, 2015) come può fare tentativi dirompenti per la sua naturale inclinazione al rischio in un periodo storico così particolare?

Cara scuola,

E adesso che un po’ ti ho ritrovata, non scapparmi di nuovo perché è emozione vera quella che sto provando in queste settimane!!

I miei compagni non sono più dei francobolli sbiaditi sullo schermo, e ai prof posso chiedere se una cosa non l’ho ben capita semplicemente alzando la mano e, per di più, in tempo reale senza sentirmi sempre fuori tempo massimo: quando la rete traballante e la mia voce in ritardo mi permetteva forse di chiedere, il prof era già passato ad un altro argomento. E pensa: per ora, la sveglia presto non mi pesa neanche e non rimpiango il pigiama perché vestito bene, mi sento meglio con me stesso!

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: Steinberg L. (2015), “Adolescenti L’età delle opportunità”, Le Scienze, Ed. Codice 

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