Touchdown!!
Se state leggendo queste righe probabilmente questo tema vi interessa o incuriosisce. Forse anche voi come me, come tutti, avete questioni da risolvere e obiettivi che desiderate raggiungere, piccoli e grandi problemi, piccoli e grandi obiettivi.
Oggi vi parlerò di come approcciarvi ad un problema, consigliandovi qualche utile strategia.
Pronti? Andiamo!
Step n° 1
Focalizzare ovvero Qual è il mio obiettivo?
Sono tanti vero? Di solito la nostra mente è affollata da più di un problema o compito da portare a termine o di obiettivo da raggiungere. Perciò prima di tutto dobbiamo creare un elenco di problemi/mete che generano ansia, preoccupazione. Poi costruiamo una gerarchia, mettendo in ordine i punti del nostro elenco e tenendo conto dell’urgenza temporale.
Alleniamoci a pensare che non tutto richiede la nostra attenzione immediata, alleniamoci ad operare delle scelte tenendo conto delle sfumature delle cose. “Adesso o mai “ sembrerebbe un bel motto, ma non è sempre utile, perché impedisce di scegliere il momento ottimale per affrontare una questione, così come “O come dico io o niente” perché spesso si tramuta in un blocco.
Step n°2
Analizzare ovvero Cosa mi serve per farcela?
Selezionato il punto n° 1 dal nostro elenco chiediamoci prima di tutto: il problema è nostro? Potremmo renderci conto che la questione che cerchiamo di risolvere non dipende da noi, non è qualcosa che compete a noi risolvere (ad es. un figlio che si sente responsabile di gestire le problematiche di relazione di coppia dei propri genitori).
Se invece il problema spetta proprio noi risolverlo, chiediamoci in via preliminare di quali risorse o competenze abbiamo bisogno.
Se non possediamo le competenze necessarie possiamo
- provare a renderci competenti studiando, formandoci, applicandoci;
- affidarci ad un esperto per renderci maggiormente competenti (che è ciò che avviene per esempio in un percorso di terapia psicologica, perché aumentando la conoscenza di noi stessi, miglioriamo la nostra capacità di agire);
- affidarci ad un esperto o qualcun altro in generale che disponga delle risorse/competenze necessarie o che potrebbe anche solo avere del tempo che noi non abbiamo.
È chiaro che se il mio è un problema di salute è più rapido ed efficace affidarsi ad un medico che pensare di prendere per l’occasione una laurea in medicina; io ogni tanto vorrei essere pilota di aereo, ma per ora ci rinuncio, al brevetto. Anche se così devo rinunciare a non aver totalmente controllo e ad avere un po’ di paura. Invece è molto più difficile delegare quando si tratta di qualcosa che sappiamo o pensiamo di essere in grado di svolgere noi, magari meglio.
Un esempio calzante è ciò che attiene al campo psicologico, dove il confine tra ciò che posso fare da me e quello che richiede l’intervento di un professionista è più sfumato. Se ho problemi di relazione con mia moglie, marito, figlio è vero che tocca a me affrontarli, lo stesso dicasi il gestire la mia ansia o la mia rabbia. Infatti le persone che si rivolgono a me per consigli, o un indirizzo, di solito ci hanno già provato a lungo fintanto che beh… hanno deciso che era giunto il momento di chiedere aiuto. Si sono affidati perciò saggiamente ad un professionista che come dicevo prima li rendesse più competenti in materia di emozioni e relazioni, aiutando cioè a guardare le cose da un altro punto di vista, meno coinvolto, immerso.
Parlare di competenze, implicitamente rinvia alla consapevolezza dei nostri limiti. Convincerci che siamo solo competenti e capaci e che dobbiamo superare i nostri limiti è un sistema che a un certo punto finisce male. Nel mondo sportivo il doping esiste a questo scopo, ma gli esiti sulla salute del singolo non c’è bisogno di menzionarli. Prendere consapevolezza dei propri limiti, badate bene, non significa lasciarsi abbattere, ma al contrario significa acquisire un dato importante per il conseguimento dei nostri obiettivi, perché può indirizzarci a trovare strade alternative e migliorarci laddove possibile oppure imparare ad accettare dove non possibile (e quindi a modificare l’obiettivo per renderlo raggiungibile).
Una domanda che ad alcuni di voi sorgerà spontanea: ”E se non c’è nessuno che mi aiuti?”
Questo è di per sé già un importante problema da risolvere, inseritelo nel vostro elenco, e assegnategli la giusta urgenza, consci che è qualcosa su cui dovrete lavorare per un po’ di tempo.
Perché avere delle reti di sostegno, di aiuto non è un accessorio, che posso indossare o farne a meno, tipo una sciarpa quando fa freddo, tuttalpiù mi busco un raffreddore…. No no, gli aiuti sono indispensabili nella vita per il nostro benessere psico-fisico. Possiamo essere sfortunati e non poter contare su familiari per n motivi, ma delle amicizie? Di aiuti differenti come babysitter, signora delle pulizie? Associazioni di volontariato che offrono dei servizi per il pubblico? Le reti possono non esserci al momento, ma si devono e si possono costruire.
Step n°3
Iniziare a risolvere ovvero pronti per partire
Iniziare a risolvere, intraprendere un nuovo percorso, cioè iniziare a cambiare, di solito è già un primo grande scoglio.
Più ci appare complessa la questione o la strada che intendiamo percorrere, più tendiamo a rimandare. Il meccanismo di difesa della nostra mente che stiamo mettendo in atto si chiama “evitamento”.
Siamo biologicamente predisposti ad evitare, perciò in alcune occasioni è chiaramente utile. Per esempio, non è il caso di scontrarci con quella “belva feroce” di nostra moglie visibilmente stressata da una giornata di faccende domestiche, lavoro e bambini. Cercare di evitare una discussione infruttuosa in quel momento è una buona idea. Dico cercare, perché il mio povero marito non sempre ci riesce ;)
Ciò che non dobbiamo evitare è di affrontare problemi che invece andrebbero risolti, per stare meglio, per essere più sereni e soddisfatti. In molti casi evitare
- aumenta i nostri livelli di ansia, appunto perché il problema persiste e magari col passare del tempo si auto-alimenta.
- non affrontarlo ci fa sentire di non essere capaci e quindi incide negativamente sull'autostima.
Pertanto ci conviene iniziare con la prima azione. Ecco qualche strategia per vincere l’inerzia iniziale nel fare qualcosa che mi costa fatica.
Strategia 1
Impostate dei mini obiettivi, per esempio aiutandovi con un timer che suoni dopo 5 m che state pulendo casa, o stabilendo di fare 5 addominali, o eliminando 1 sigaretta al giorno.
Sembra ridicolo, ma procedere così ha molti vantaggi perché
- spesso si è disposti a fare di più una volta iniziato,
- sono obiettivi facilmente raggiunti,
- non esauriscono la forza di volontà,
- sono percepiti come meno difficili e stancanti,
- non incidono negativamente sull'umore.
Strategia 2
Fate la cosa che vi piace solo quando fate quella che tendete a rimandare. Es. guardate una serie televisiva solamente mentre stirate.
Strategia 3
Amplificate le conseguenze negative di non fare quello che dovete. Per esempio coinvolgete altre persone nell'attività che vi costa fatica, impegnandovi a correre con un amico, o dicendo ai quattro venti di avere cominciato una dieta. Funziona soprattutto con chi ha un alto senso di responsabilità e ci tiene a mantenere la parola data.
Strategia 4
Programmate il momento più opportuno per fare ciò che vi costa fatica. Iniziare una dieta a Natale non è così opportuno, così come leggere dei documenti importanti in un’ambiente rumoroso. Liberarsi il più possibile dai distrattori ambientali è fondamentale.
Ed ora che abbiamo cominciato? Siamo spaventati dal tempo che ci servirà per raggiungere il nostro obiettivo. Pensiamo che di questo passo si farà notte. In terapia è una domanda che mi viene rivolta spesso: quanto tempo ci va? A quanti capita di demotivarsi strada facendo? Portare avanti i buoni propositi o perseguire obiettivi nel lungo termine è molto difficile.
Nel prossimo articolo vi racconterò perché accade, cioè perché ci demotiviamo e abbandoniamo il percorso intrapreso e descriverò gli step successivi per raggiungere l’agognata meta. To be continued…
Bibliografia
Romagnoli G. , Conoscersi per superarsi, pagg 30-31,Psicologia Contemporanea, Giunti
www.psicologo-milano.it/newblog/
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